ROCKET

NEW HOHNER ROCKET REVIEW

   Ed eccola finalmente la nuova Hohner Rocket!! Dopo il "decollo" avvenuto alla fiera americana del NAMM (National Association of Music Merchants) 2013 ad Anaheim, California, ecco atterrato in Italia questo "razzo diatonico" Made in Trossingen.
   Hohner Rocket Progressive M2013: ecco il nome completo della discendente della storica Special 20 che dopo quarant'anni di onorato servizio in qualità di workhorse, come viene definita tra le file della scuderia Hohner, si vede finalmente promossa al rango di armonica dal prezzo di fascia medio-alta con un restyling decisamente degno di nota.
   Da amante della Special 20 qual sono, appena giuntemi le prime "voci di corridoio" da oltre oceano sull'uscita di questa nuova armonica, non ho potuto fare a meno di mettermi in caccia dei primi esemplari apparsi sul mercato americano e, in attesa che la Rocket approdi ufficialmente in Europa (campa workhorse che l'erba cresce...), ecco il resoconto dettagliato di questa new entry.



   Per chi se lo stesse chiedendo (e preoccupando come inizialmente avevo fatto io) la Special 20 non uscirà dal catalogo Hohner e continuerà ad essere tra le top sellers delle armoniche diatoniche ancora per molti anni. Presumibilmente si rifarà un po' il look delle cover, ma nulla più: la Special 20 continuerà a coesistere con la Rocket, al pari della vecchia Marine Band chiodata con le sorelle Deluxe e Crossover, ed entrerà a far parte, assieme alla cugina Golden Melody, della famiglia "Progressive" in cui la Hohner ha raggruppato gli strumenti caratterizzati dal comb in plastica che decenni fa rappresentò il primo (ed ancor oggi l'unico) sostanziale progresso dalla nascita della capostipite Marine Band: la nonna di tutte le armoniche.



   Stendiamo un velo pietoso sulla gamma dei nomi con cui gli amici Tedeschi si sbizzarriscono per battezzare i loro nuovi modelli: prima Deluxe, poi Crossover, Thunderbird ed ora Rocket, per di più Progressive... Fondamentalmente due armoniche storiche che si mantengono al passo coi tempi, nulla più.
   Chiariamo innanzitutto una cosa: la Rocket è in tutto e per tutto una Special 20; una "Special 20 Deluxe" o forse una "Special 20 Crossover" ma pur sempre una Special 20. Lussuosa è lussuosa ed il crossover al livello superiore c'è indubbiamente stato ma è sempre lei; certo, il nome "Rocket" lo rende piuttosto bene il concetto di progresso e questo è ciò conta: MAI rinnegare il passato (evviva le vecchie ma ancora attualissime Marine Band) ma MAI fermarsi! E la Hohner questo lo ha capito: anche nel mondo dell'armonica chi si ferma è perduto...


   E ora, dopo una doverosa introduzione per sottolineare la storicità dell'evento, passiamo alla descrizione e all'analisi dettagliata dello strumento; finalmente nelle mie mani direttamente dall'America.


- COMB 

   Il materiale resta sempre il medesimo, ovvero la cara buona vecchia plastica che i fan della Special 20 come me continuano a chiamare ABS (acrilonitrile-butadiene-stirene) nel tentativo di nobilitare questo polimero forse non propriamente pregiato.
   Cambia il colore, che da nero diventa grigio (forse un doveroso tributo alle vecchie scatoline), e cambia pure la superficie, non più lucida bensì opaca, più ruvida e decisamente meno scivolosa; ma soprattutto cambiano bordi e spigoli: tutti arrotondati e davvero molto comodi nell'impugnatura.
   Degni di nota pure i due lati corti bombati e leggermente inclinati per favorire una presa migliore.
   Sul fondo appare in bianco la scritta "HOHNER" e - dettaglio utilissimo - sul lato destro la lettera della tonalità, finalmente molto più visibile dell'incisione sulla cover.
   L'imboccatura risulta inalterata ma i fori appaiono sensibilmente più ampi grazie ad una forma svasata che va a restringersi verso l'interno dei canali, anch'essi maggiorati di qualche decimo di millimetro in larghezza. All'interno di questi notiamo con sollievo l'assenza delle famigerate barrette trasversali: elementi utili in fase di fusione ma di nessuna utilità pratica e di sicuro impedimento in fase di ritocco del gap ad armonica chiusa. Era ora!
   All'interno del comb la principale differenza appare nella sezione dei fori laterali, preposti al passaggio delle viti di fissaggio delle cover: uno centrale e due laterali. Quello centrale consente l'utilizzo delle vecchie cover Special 20 da parte dei "nostalgici", mentre, tramite gli altri due, gli amanti degli "ibridi" potranno installare agevolmente quelle di Marine Band Deluxe e Crossover. Una bella idea che consente varianti interessanti e diverse sonorità.
   A mio avviso davvero un bel comb: ben progettato e realizzato con estrema cura. Impugnatura veramente confortevole.


- REEDPLATE

   I reedplate e le ance sono quelli Marine Band della vecchia Special 20 e, fortunatamente, in questi l'unico cambiamento apportato risulta quello dei tre fori per lato corrispondenti a quelli sopracitati del comb. Stesse misure, stesse forme e fortunatamente stesso suono dunque.
   Differenti le viti interne, un po' rimodernate nella forma ma soprattutto portate al numero di otto: ovvero il numero di fori da sempre presenti su reedplate e comb. Non sapremo mai perché quelle due viti laterali inferiori non siano mai state montate nel vecchio modello nonostante la presenza dei relativi fori... ma ringraziamo la Hohner per averle comprese nel prezzo del modello nuovo, evitandoci di andarle a prelevare da altre armoniche.


- COVER

   Evidentissima l'impronta Special 20 ma... con un bel po' di metallo in meno ad attutirne il suono. Il fondo risulta completamente aperto e con una bella sagomatura della sezione solitamente sporgente, ma soprattutto ecco le classiche aperture laterali in perfetto stile Marine Band.
   Per gli amanti della vecchia Special 20 il suo suono era caldo e morbido, per i detrattori scuro e ovattato, questione di gusti, ma sicuramente ora le cose sono cambiate e, tramite queste innovazioni, la vecchia S20 ha "alzato la voce" e si fa sentire molto più di prima, con un timbro sensibilmente più chiaro e brillante.
   Per quanto mi riguarda personalmente trovo molto comoda l'apertura delle cover sul fondo, anche per il maggior accesso alle ance che questa modifica consente.
   Bella e decisamente accattivante la grafica ma la cosa che salta maggiormente all'occhio è la vite di fissaggio decentrata di chiara ispirazione "Filiskiana": spostata verso la parte alta garantisce una maggior pressione verso l'imboccatura, alleviando nel contempo la pressione su quella inferiore, spesso causa di quel fastidioso ronzio proveniente dalle ance basse disturbate dalla turbolenza dell'aria rimbalzante sulle cover; minor tensione, maggior assorbimento delle vibrazioni da parte delle cover e conseguente dispersione delle vibrazioni anomale indesiderate (è una leggenda metropolitana quelle delle ance più lunghe che toccano le cover). Ormai un classico: dalle custom a firma Joe Filisko, appunto, alla Suzuki Manji, passando per il vecchio trucco di eliminare i due chiodi/viti inferiori della Marine Band. Nulla di nuovo sotto il sole dunque... La forma asimmetrica delle alette laterali delle vecchie Old Stanby e Hohner Band che gli amanti del vintage ben conoscono (più larghe verso l'imboccatura per esercitare una pressione maggiore e ottimizzarne la distribuzione), sono un illustre esempio di questo piccolo ma utile accorgimento.
   Le viti di fissaggio sono le medesime, in ottone, impiegate sulla Cossover.


   Degna di nota infine pure la custodia: abbandonata la scatolina in plastica grigia, la Rocket alloggia in una bella pouch in neoprene nero con zip (resistente ma traspirante), pure questa identica a quella in dotazione alla Crossover.


   Inutile dire che descrivere un'armonica a parole non è facile, soprattutto per quanto concerne il suono; puri dati tecnici e caratteristiche estetiche, nulla più.
   A questo punto però ognuno si starà chiedendo se possa valere o meno la pena di provarla questa Rocket. Varrà la spesa? Può considerarsi equilibrato il rapporto qualità/prezzo rispetto alla vecchia Special 20? Beh, io posso fornire qualche cifra... ma non certo suggerire o meno di spenderla. 
   Il listino Hohner USA la propone a $ 99 ma sul mercato americano il prezzo minimo che va per la maggiore è di $ 69. Parliamo dunque di una cinquantina di Euro e, per uno strumento così ben rifinito e curato nei dettagli, non è affatto male; secondo me questa Rocket li vale tutti: lavoro e qualità per 50 Euro ci sono.


   Nell'attesa (e speranza) che questa Rocket atterri pure sul mercato italiano, concludo ribadendo che a mio giudizio è davvero un'armonica ben fatta e rappresenta sicuramente il modo migliore per riproporre la vecchia Special 20, finalmente valorizzata come merita e finalmente portata a un livello qualitativo nettamente superiore rispetto al passato.
   Di strada la vecchia "plasticona" dal 1973 ne ha fatta parecchia (ricordiamoci che pure lei vide la luce rigorosamente chiodata) ma se la Rocket costa il doppio, vi prego, non chiedetemi: "Vale il doppio di una Special 20?"
   Lei è sempre lì, nella sua scatolina grigia, per molti "special" di nome e di fatto da quarant'anni; customizzata o maltrattata, idolatrata (da quelli come me) o svilita (quante volte mi sono sentito ripetere: "Ma è di plastica!!"), e chissà, forse tra altri quarant'anni avremo una risposta...

   Ai posteri l'ardua sentenza!!